mercoledi 26 gennaio 2011 alle ore19.30
secondo incontro 
IL CORPO PRENDE CORPO
l'eclettica e intrigante antropologa 
Michela Zucca
in:
IL DIRITTO AL PIACERE NEGATO:
TECNICHE DI RESISTENZA PER POTER GODERE
Per millenni il piacere femminile è stato sacralizzato: le antiche cerimonie europee di cambio di stagione prevedevano stati di trance e sesso 
promiscuo e di gruppo, in cui erano le donne a prendere l'iniziativa. Si tratta dell'espressione religiosa di una tipologia sociale basata sull'uguaglianza, 
sulla non urbanità,sui beni condivisi, sulla celebrazione del coraggio e in certi casi anche della guerra come dimostrazione di valore,  in cui la donna
manteneva ruoli di grande importanza se non di leadership. Situazioni in cui deteneva il diritto al piacere, e lo esercitava.  
Questo tipo di ritualità (che si celebrava principalmente in zone non urbane, nello specifico nei boschi e in montagna) suscitò da subito le ire dei ceti
urbani ricchi (fra i quali la componente femminile era utilizzata come merce di scambio sul mercato matrimoniale e sul mercato del piacere -
maschile-). L'episodio della Baccanti nell'antica Roma, in cui le matrone decidono di lasciare la famiglia per unirsi a popolazioni montane e darsi a culti 
che i patrizi definiscono “dionisiaci” (in realtà praticati ovunque dalle popolazioni di montagna) e il senato ordina lo sterminio, è il primo e l'unico caso di intolleranzareligiosa prima del cristianesimo. Ma anche in Grecia, il culto della baccanti era mal tollerato, anche se donne danzanti con costumi di
pelle sono molto rappresentate su vasi e sculture.
Queste rappresentazioni testimoniano che esisteva uno spazio di piacere che per lo meno alcune donne – quelle che erano disposte a pagare il prezzo
dell'isolamento sociale – riuscivano a mantenersi.
Sicuramente poi, per secoli dopo l'editto di Costantino, gran parte delle masse  rurali europee mantengono usi e costumi precedenti: decine di proibizioni
ecclesiastiche testimoniano una consuetudine della sessualità destinata al piacere non riproduttivo (tanto che il tasso di figli per donna
raramente supera i tre) e le leggi dell'”amor cortese”  impongono il piacere per la dama, con pratiche che vedono il cavaliere e la signora
giacere nudi nel letto “procurandosi vicendevole diletto” senza arrivare alla penetrazione. In ogni modo, nel Medio Evo è la donna che
prende l'iniziativa sessuale: segno evidente che si è conserato largo spazio all'eros e al piacere.
Questo tipo di sessualità, considerata legata ai ceti dominanti, è invece di origine popolare: le tradizioni della  veglia, ovvero del maraichinage, kiltgan, albergment, trosse, Fensternal, Nachtfreien maraichinage, sono considerate vere e proprie “pratiche sessuali d’attesa”: le ragazze testavano i coetanei,
attraverso giochi erotici che non dovevano arrivare alla penetrazione ma dovevano farle godere, per poter scegliere il più adatto al
matrimonio. Consuetudini come queste, diffuse in gran parte dell'Europa, erano talmente importanti che quando i ragazzi uscivano
dalla propria regione per recarsi a fare gli apprendisti nelle città, pretendevano e ottenevano di farsi garantire il diritto alla “visita”
sul contratto di lavoro.